Simone Schettino
La Costituzione e i diritti.
Riflessioni, parole e pensieri
su una vita (eco) sostenibile,
dal punto di vista di un avvocato.
venerdì 14 ottobre 2011
Si ricomincia da... il "Testimone inconsapevole"
giovedì 28 aprile 2011
Nucleare: una scelta economicamente e umanamente insostenibile
domenica 17 aprile 2011
Costituzione a ricreazione
Per costruire un domani migliore per noi e per i nostri figli segnalo un libro, scritto da Gherardo Colombo e Anna Sarfatti, dal titolo "Educare alla legalità", pubblicato da Salani Editore.
A quanto si comprende dalla recensione del volume, gli autori si propongono di fornire a genitori e insegnanti alcuni suggerimenti idonei a trasmettere a figli ed alunni i valori fondamentali della nostra Costituzione Repubblicana. Ad esempio, per spiegare il principio per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge contenuto nell'art. 3 della Costituzione, viene fatto riferimento alla favola del "brutto anatroccolo" che non va discriminato per il colore del suo mantello.
Un manuale sicuramente interessante che ci può aiutare a far nascere nei nostri figli il senso di legalità e la necessità del rispetto dei diritti e dell'adempimento dei doveri essenziali per l'ordinata convivenza civile.
Buona lettura!
mercoledì 13 aprile 2011
Prescrizione e processo breve: un insulto alla Giustizia!!!
lunedì 14 marzo 2011
I veri problemi della giustizia (civile) in Italia
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano, nella seduta del 3 marzo 2011, PRESO ATTO
dell'insensibilità della politica rispetto all'allarme che l'avvocatura e gli altri operatori di giustizia ripetutamente e da anni lanciano per il permanere della grave e complessiva condizione di difficoltà in cui versa la Giustizia italiana, che nel quotidiano si manifesta non solo con l'eccessiva durata dei processi, ma anche con le carenze e le disarmonie organizzative, finanziarie, strumentali degli uffici giudiziari e con i ritardi nell'introduzione di moderne tecnologie informatiche e di innovative metodologie del lavoro;CONSTATATO
che la riduzione dell'enorme carico di contenzioso civile arretrato gravante sugli uffici giudiziari è demandata a soluzioni legislative inadeguate se non addirittura controproducenti, quali la disciplina della mediazione finalizzata alla conciliazione di cui al D. Lgs. 28/2010 e la proposta di legge avanzata dal Ministero della Giustizia che, a tali fini, prevede la nomina di 600 giudici ausiliari, tra i magistrati e gli avvocati dello Stato in pensione, cui affidare la definizione delle cause più risalenti in attesa di sentenza;RILEVATO
con particolare riferimento alla norma sulla mediazione:
- che il modello organizzativo in essa delineato, anziché favorire il ricorso alla Giustizia dello Stato, migliorandone l’organizzazione ed accrescendone l’efficienza, lo disincentiva attraverso una normativa regolamentare che consente l'istituzione di organismi di mediazione privi di adeguati e oggettivi requisiti diretti a garantire l'erogazione di un servizio professionale, qualificato, indipendente e rispettoso dei diritti dei cittadini che a essi si rivolgono;
- che la medesima normativa apre l'accesso all'assunzione del ruolo di mediatore a soggetti privi di effettive competenze giuridiche, nonostante essi siano destinati a trattare questioni giuridiche anche complesse, a confrontarsi con tecnici del diritto e a formulare proposte transattive incidenti sui diritti dei cittadini;
- che per la partecipazione al procedimento di mediazione non è richiesta l'assistenza obbligatoria dell'avvocato, così privando il cittadino dell'adeguata tutela dei diritti di cui è titolare nonché della possibilità di comprendere pienamente la consistenza delle proprie posizioni giuridiche;
- che il previsto obbligo di esperimento preventivo del procedimento di mediazione per un ampio gruppo di materie costituisce una limitazione al diritto all'accesso alla Giustizia ed è altresì fonte di ulteriori ritardi nella giustizia civile e di maggiori oneri economici per il cittadino;CONSIDERATO
- che è stata sostanzialmente disattesa da parte del Governo la pressante richiesta di rinvio delle norme sull'obbligatorietà del tentativo di conciliazione avanzata dall'avvocatura al fine di consentire una più approfondita valutazione delle criticità di natura giuridica, anche costituzionale, oltre che logistiche ed organizzative, che permeano il provvedimento in questione;
- che la soluzione del rinvio di un anno limitatamente alle cause in materia di condominio e risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti è irragionevole, non consentendo di affrontare le problematiche evidenziate, rappresentando, di contro, un elemento di ulteriore incertezza;
- che la suddetta scelta di rinvio parziale appare più che altro come un tentativo maldestro di mascherare il cedimento alle pressioni provenienti dal mondo imprenditoriale che, con argomentazioni essenzialmente d'interesse economico, sostiene la mediazione;DELIBERA
di aderire all’astensione dalle udienze proclamata dall'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana per i giorni dal 16 al 22 marzo 2011 e di partecipare alla manifestazione indetta dallo stesso Organismo per il giorno 16 marzo 2011, presso il Teatro Capranica in Roma.
Milano, 3 marzo 2011
Il Presidente
Avv. Paolo Giuggioli
Il Consigliere Segretario
Avv. Enrico Moscoloni
dell'insensibilità della politica rispetto all'allarme che l'avvocatura e gli altri operatori di giustizia ripetutamente e da anni lanciano per il permanere della grave e complessiva condizione di difficoltà in cui versa la Giustizia italiana, che nel quotidiano si manifesta non solo con l'eccessiva durata dei processi, ma anche con le carenze e le disarmonie organizzative, finanziarie, strumentali degli uffici giudiziari e con i ritardi nell'introduzione di moderne tecnologie informatiche e di innovative metodologie del lavoro;
che la riduzione dell'enorme carico di contenzioso civile arretrato gravante sugli uffici giudiziari è demandata a soluzioni legislative inadeguate se non addirittura controproducenti, quali la disciplina della mediazione finalizzata alla conciliazione di cui al D. Lgs. 28/2010 e la proposta di legge avanzata dal Ministero della Giustizia che, a tali fini, prevede la nomina di 600 giudici ausiliari, tra i magistrati e gli avvocati dello Stato in pensione, cui affidare la definizione delle cause più risalenti in attesa di sentenza;
con particolare riferimento alla norma sulla mediazione:
- che il modello organizzativo in essa delineato, anziché favorire il ricorso alla Giustizia dello Stato, migliorandone l’organizzazione ed accrescendone l’efficienza, lo disincentiva attraverso una normativa regolamentare che consente l'istituzione di organismi di mediazione privi di adeguati e oggettivi requisiti diretti a garantire l'erogazione di un servizio professionale, qualificato, indipendente e rispettoso dei diritti dei cittadini che a essi si rivolgono;
- che la medesima normativa apre l'accesso all'assunzione del ruolo di mediatore a soggetti privi di effettive competenze giuridiche, nonostante essi siano destinati a trattare questioni giuridiche anche complesse, a confrontarsi con tecnici del diritto e a formulare proposte transattive incidenti sui diritti dei cittadini;
- che per la partecipazione al procedimento di mediazione non è richiesta l'assistenza obbligatoria dell'avvocato, così privando il cittadino dell'adeguata tutela dei diritti di cui è titolare nonché della possibilità di comprendere pienamente la consistenza delle proprie posizioni giuridiche;
- che il previsto obbligo di esperimento preventivo del procedimento di mediazione per un ampio gruppo di materie costituisce una limitazione al diritto all'accesso alla Giustizia ed è altresì fonte di ulteriori ritardi nella giustizia civile e di maggiori oneri economici per il cittadino;
- che è stata sostanzialmente disattesa da parte del Governo la pressante richiesta di rinvio delle norme sull'obbligatorietà del tentativo di conciliazione avanzata dall'avvocatura al fine di consentire una più approfondita valutazione delle criticità di natura giuridica, anche costituzionale, oltre che logistiche ed organizzative, che permeano il provvedimento in questione;
- che la soluzione del rinvio di un anno limitatamente alle cause in materia di condominio e risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti è irragionevole, non consentendo di affrontare le problematiche evidenziate, rappresentando, di contro, un elemento di ulteriore incertezza;
- che la suddetta scelta di rinvio parziale appare più che altro come un tentativo maldestro di mascherare il cedimento alle pressioni provenienti dal mondo imprenditoriale che, con argomentazioni essenzialmente d'interesse economico, sostiene la mediazione;
di aderire all’astensione dalle udienze proclamata dall'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana per i giorni dal 16 al 22 marzo 2011 e di partecipare alla manifestazione indetta dallo stesso Organismo per il giorno 16 marzo 2011, presso il Teatro Capranica in Roma.
Milano, 3 marzo 2011
Il Presidente
Avv. Paolo Giuggioli
Il Consigliere Segretario
Avv. Enrico Moscoloni
lunedì 7 marzo 2011
Roma, 11 febbraio 1950 - Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale
L'isola scoperta da Capitain Moore...
E' il Great Pacific Garbage Patch (o Garbage Vortex) che si trova nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico. Come avrete intuito dal nome, si tratta di un enorme massa di rifiuti (per la maggior parte in plastica) che galleggia nell'Oceano Pacifico settentrionale più a meno a metà tra le coste statunitensi e quelle asiatiche (Cina e Giappone).
La scoperta, che risale a qualche anno fa, è stata compiuta da Charles Moore (architetto di San Francisco) nel corso di una navigazione a vela che così descrive quello che ha visto: "Non si tratta di un'isola di rifiuti solidi e distinguibili ma di qualcosa di ancora più minaccioso, un'immensa zuppa di plastica che si distribuisce dalla superficie fin giù a fondo." L'origine di questa immensa quantità di plastica sarebbe, secondo Moore, da ricondurre per ben l'80% a scarichi terresti non correttamente gestiti e per il residuo 20% agli scarichi delle navi e delle imbarcazioni da diporto e da pesca.
Ognuno di noi si può immaginari i danni che questa immensa quantità di plastica possono produrre alla fauna e alla flora marina.
E noi umani (a nessuno dei quali penso farebbe piacere trovarsi invaso da rifiuti di plastica nel corso di una vacanza trascorsa in qualche isola del pacifico) cosa possiamo fare?
Secondo me, ognuno di noi può agire:
- riducendo al minimo il consumo di prodotti che vengono imballati nella plastica (ad es. acqua minerale);
- collaborare nella raccolta differenziata della plastica da inviare alle filiere del recupero e del riciclo.
Voi cosa ne pensate?
P.S.: potrete ritrovare alcuni dei contenuti di questo post, nell'articolo di Marco Dolcetta pubblicato a pag. 10 de Il Fatto Quotidiano di Domenica 27 febbraio 2011.